Nato a Pescina (AQ) nel 1602, il cardinale Giulio Raimondo Mazzarino si contraddistinse per la singolare personalità poliedrica e per la rara intelligenza diplomatica. Fu mecenate, militare, religioso e, soprattutto, un abile arbitro politico.
Nominato suo successore dal cardinale Richelieu, fu reggente di Francia finché Luigi XIV non ebbe l’età per governare, diventando in seguito suo principale ministro.
Tra i diversi palinsesti istituzionali che lo videro impegnato in politica estera, spicca il suo determinante ruolo nel quadro della pacificazione europea operata nel 1659 dal Trattato dei Pirenei, che pose fine al conflitto tra monarchia francese e spagnola, l’ultima propaggine bellica della Guerra dei Trent’Anni, giacché la Spagna non aveva aderito al celebre trattato di Westfalia del 1648.
Nel 1659, di fianco al Re Sole e dinanzi a Filippo IV di Spagna, il cardinale pescinese raggiunse con ogni probabilità il suo più noto traguardo diplomatico. La Francia, sulla base del trattato stipulato, riuscì a riannettere diverse regioni al suo regno e a riconfigurarsi quale potenza preminente nel quadro europeo.
Partito da una piccola baronia dell’Abruzzo interno, Giulio Raimondo Mazzarino finì per guidare uno tra i più importanti imperi dell’Europa moderna e per esercitare il ruolo di diplomatico tra coloro che Anthony Pagden ha giustamente definito i «Signori del mondo».
La sua figura precorre il successivo pacifismo settecentesco e incarna quell’arte della negoziazione che, partendo dalla formazione delle monarchie nazionali, ha contribuito alla stratificazione delle relazioni interstatali che ha condotto all’attuale assetto politico d’Europa.